Dobbiamo essere leoni – Le recensioni di Affetti Oltre il Genere

Affetti Oltre il Genere è un’associazione di promozione sociale, nata dall’impegno di un gruppo di genitori di persone transgender con l’obiettivo di fornire informazioni sul tema dell’infanzia e dell’adolescenza transgender, di accogliere, dare ascolto e supporto a genitori e famiglie durante le tappe del percorso di affermazione di genere, orientandoli con l’ausilio di operatori, professionisti e centri dedicati presenti sul territorio.

Alcuni membri dell’associazione hanno letto Dobbiamo essere leoni, il romanzo di Line Baugstø edito da MIMebù, tradotto da Sara Culeddu con il supporto di Europa Creativa, e noi siamo felici di condividere le loro impressioni. E voi, cosa ne pensate di questo libro? L’avete letto? Fatecelo sapere nei commenti!

CINZIA MESSINA (Ravenna)

Questo romanzo mi è piaciuto molto, penso possa essere una buona lettura per i/le ragazzin* delle scuole medie. È ben scritto e sono entrata completamente nel personaggio, ho pianto pensando che purtroppo questa è realtà, quotidianità, è ben raccontata anche la paura e la fragilità di Malin che però viene superata. Trasmette anche come a volte i genitori non riescano ad entrare nelle fragilità e insicurezze dei/delle figl*, ma indirettamente li incoraggino e li guidino con il loro esempio. Unica cosa , mi sarei soffermata di più sulla spiegazione di identità di genere evidenziando che una persona non si sente ma è, e che si nasce transgender, non è una scelta.

GRETA BERARDI (Ravenna)

Il libro mi è piaciuto molto. Malin accoglie Leona con spontaneità e genuinità, peccato che le sue paure abbiano vinto inizialmente contro sentimenti puri. Mi sono emozionata perché un mio sogno sarebbe avere un amica come Malin, anche se avrei sofferto molto per l’allontanamento che ha avuto inizialmente. L’ho letto tutto d’un fiato. Lo consiglierei agli adolescenti, soprattutto cis.

DORA MELCHIORRE (San Giorgio a Cremano)

Prima di addentrarmi nella vera e propria “recensione”, vorrei esplicitare il fatto che sono una lettrice abituale nonché una docente: queste due precisazioni danno, infatti, una maggiore chiarezza alle opinioni espresse. Senza addentrarmi nella sinossi del libro, opportunamente riportata nella quarta di copertina, devo dire che ho trovato la lettura molto piacevole, il testo scorrevole, il linguaggio semplice e mai troppo duro né banale. Se non fosse per il fatto di parlare di una “classe settima” e per i nomi dei vari personaggi tipici del nord Europa, la vicenda potrebbe svolgersi in qualunque scuola e questo consente al lettore di “vivere” facilmente la storia identificandosi, di volta in volta, con i vari “attori” della vicenda. Ho apprezzato particolarmente la descrizione più che fisica, caratteriale dei vari componenti della classe: una galleria di tipologie presenti ovunque, dal timido, allo sbruffone, dal prepotente al creativo, quasi tutti accomunati dalla preoccupazione, tipica dell’età, di essere accettati dagli altri anche a costo di “sacrificare” se stessi. In una cornice del genere la vicenda di Leona mette perfettamente in luce le difficoltà di inclusione di una persona in transizione in una classe, perfino quando la Carriera Alias è stata già accettata dal Preside e da tutti i docenti. Mi è piaciuto molto il modo in cui la motivazione della riservatezza di Leona venga svelata lentamente, il modo in cui la storia conduce per mano il lettore alla “rivelazione”, una narrazione che ha preso perfino me che pure ero già a conoscenza dell’argomento del libro. La difficoltà di essere inseriti in una nuova classe ad anno iniziato è già di per se uno scoglio non facile da superare se non mediato bene e se la persona nuova del gruppo non ha una particolare attitudine caratteriale alla socializzazione. Posso solo immaginare come questa difficoltà sia ampliata da una esperienza tanto negativa come quella subita dalla ragazza nella precedente scuola! Ho apprezzato anche il fatto che la “scoperta” del segreto di Leona sia stata “forzata” dalla prepotente della classe, figlia, non a caso, di padre omofobo e prepotente che prova a far cacciare la ragazza dalla scuola. Nonostante il loro odio omofobo arrivi in tutta la sua violenta stupidità, devo rilevare che non si è mai scesi in argomentazioni troppo forti né si sono usati vocaboli volgari (come a volte accade per sottolineare momenti negativi) e questo dal mio punto di vista è un ulteriore motivo che mi spingerebbe a proporre la lettura del testo agli alunni. Ho apprezzato nelle spiegazioni del Preside e dell’infermiera alla classe l’imbarazzo del primo e la “genericità” della seconda: in fondo non parliamo di un libro divulgativo, ma di un romanzo che comunque può essere un buon punto di partenza per approfondire, poi, l’argomento come è giusto che sia. Ho apprezzato la “vigliaccheria” di Malin che in fondo si mostra debole fin dalle prime pagine, dove ha esitato tanto per proporre a Leona di conoscersi, e dove ha mostrato di aver sempre bisogno del sostegno della sua amica Amina, la tipica leader positiva che in una classe non dovrebbe mancare mai. Come Sara ripropone in classe l’omofobia paterna, così Malin è portatrice dei sani valori della sua famiglia, in particolare di sua madre che anche nell’assemblea dei genitori si mostra fiera sostenitrice del diritto di Leona a essere la persona che vuole essere e a frequentare la scuola come tutti gli altri. E infine mi è piaciuto molto l’aver scelto la musica come campo di incontro di tutti, forse perché credo che la musica sia un linguaggio universale nel quale molto facilmente soprattutto le persone giovani trovano punti di convergenza. Tutti i passaggi che ho apprezzato e sottolineato, possono essere tracce di riflessione in un progetto di lettura comune in classe con ragazzi dalla quinta primaria in poi che, personalmente, porterei avanti in parallelo con i loro genitori, strutturando laboratori di riflessione guidata sulle varie tematiche.

ANNA LA SPISA (Dolceacqua)

Mi è piaciuto questo libro: descrive molto bene le sofferenze quotidiane che una ragazza transgender deve affrontare. È raccontato in modo bello e interessante, anche se non condivido l’uso di alcuni termini superati, come ad esempio “transessuale”. Ho apprezzato moltissimo la metafora scelta attraverso la frase di una canzone di Lady Gaga. Devo dire che ha catturato la mia attenzione, mi ha emozionata in diversi punti e alcune volte mi ha anche rattristata proprio perché realistico. Concludo con la speranza che il bellissimo finale sia un simbolo di positività e lieto fine per tutte le persone costrette a vivere questa realtà difficile e spesso dolorosa.

DEBORA PALMA (Sesto San Giovanni)

Mi presento, sono Debora e sono una donna transgender. Ho passato la cinquantina, e di professione svolgo l’informatica. Ho apprezzato molto la lettura del libro che stimola ad arrivare tutto d’un fiato all’ultima pagina del racconto. La vicenda è molto emozionante, come donna transgender, sebbene di un’altra fascia di età, però mi sono rivista nelle emozioni, il rapporto con il proprio corpo e la propria espressione di genere, il timore dell’essere riconosciuta, il desiderio di essere accolta come donna tra le donne, come ragazza tra le ragazze. La storia sicuramente è molto educativa se si pensa a un pubblico di lettor* in età evolutiva, per il modo in cui affronta il tema del bullismo, dell’omotransfobia, il timore del branco per un adolescente, che diventa paura di quello che pensano e dicono la gente poi da adulti, elemento che paralizza buona parte dell’umanità impedendo la libertà di essere se stessi. Se proprio dovessi evidenziare un particolare che trovo importante riguarda pagina 104: il preside descrive alla classe Leona come una persona che “nella sua testa si sente di essere femmina”. Transgender si nasce, per cui Leona è una persona che appartiene al genere opposto rispetto al sesso di nascita, in altre parole “è una ragazza” non “si sente una ragazza” . Ma ad eccezione di ciò, la storia è molto realistica e toccante, può costituire una buona base didattica per insegnare alle nuove generazioni i valori di accoglienza, inclusione e rispetto di tutte le diversità con l’obbiettivo di demolire definitivamente mentalità, atteggiamenti e azioni omotransfobiche.

ALICE ZAMBELLI (Monasterolo del Castello)

Romanzo scritto e tradotto in modo semplice, chiaro, scorrevole e profondo. Adatto ad ogni età. Tratti commoventi che vogliono abbattere i muri, parlando di speranza, amicizia, amore… Mi ha fatto riflettere e prendere consapevolezza di ciò che sono e vorrò essere per tutta la vita. Ruggite giovani, poiché vi devono sentire!

 

IL LIBRO

C’è una nuova arrivata in classe! Malin è entusiasta: Leona potrebbe diventare la sua nuova migliore amica e aiutarla a tenere testa a Sarah e alle sue perfide compagne. Ma la nuova ragazza è estremamente timida e riservata: parla poco di sé, non posta foto sui social, si tiene in disparte, non spiega il motivo per cui la sua famiglia si è trasferita. Più Malin cerca di conoscerla, più è ovvio che Leona abbia un segreto da nascondere. E il segreto viene svelato nel modo più brutale: nello spogliatoio della palestra Sarah le strappa di dosso lo strano lenzuolo che la ragazza usa per cambiarsi. Con questo gesto fulmineo viene rivelata a tutti una verità scomoda e l’equilibrio della classe viene sconvolto. Ma grazie al coraggio di pochi, le cose inizieranno a cambiare e la diversità non sarà più qualcosa da nascondere.

Il tema dell’identità di genere raccontato DAI ragazzi, PER i ragazzi

Dobbiamo essere leoni di Line Baugstø, traduzione di Sara Culeddu, è disponibile in libreria, sul nostro sito e su tutti i principali store online. 

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